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A dinâmica do verdadeiro amor

Depois que a amada se vai, não admite-se tristeza [talvez nostalgia]. O que fica é o impulso de fazer com que àquele Amor, intenso, profundo e humanamente completo, toque os corações das pessoas que encontrar.

Difícil traduzir um sentimento transbordante em uma única frase, mas acredito que a descrição acima explica de modo suficiente um aspecto específico da Felicidade, que pressupõe exclusividade.

O amor entre duas pessoas, por mais que pareça contraditório pensar, não é «finalístico» em si. Na verdade nenhum tipo de amor é estático. O “amar” exige um movimento interior e exterior, que se alimenta reciprocamente, para que depois dure, no contínuo renovar-se. A Felicidade não pode estar sob custodia, mas precisa ser constantemente (re) construída. É caminho e fim [metodológico e ontologicamente].

Pessoalmente, sempre que me vi preso em uma relação fechada em si, encontrei-me limitado, frustrado, aparentemente porque o amor é só em quanto “relação” [amor exige amado e amante].

Claro que, antes de tudo, o amor entre duas pessoas nasce em uma relação interior de reciprocidade, mas adquirida uma “unidade” precisa ser redimensionado na relação exterior, com o mundo, a humanidade. Diria que é um amor de “duas medidas”, porque precisa se realizar nos dois âmbitos e mais que tudo, pra que se realize plenamente, “depende” da disposição do outro.

Já o amor «universalístico», o amor ao próximo, expressa sua exclusividade no amor a CADA próximo. Não é um amor “descaracterizado”, mas que exige um exercício maior de desapego “humano” para construir e reconstruir relações com cada pessoa amada[ universalidade].

Aqui também o amor é dinâmico, necessariamente, para existir, durar. Têm complexidades específicas a respeito da gratuidade e reciprocidade, mas é sobretudo uma Felicidade que se faz independente “de terceiros”.

Entender essas duas dinâmicas foi essencial para que eu pudesse ter consciência de qual amor eu, pessoalmente, desejo (e sou chamado) a “anunciar” [kerigma] para a humanidade.

No processo de amadurecimento do conhecimento da fé percebo que a missão do cristão moderno é justamente mostrar ao mundo a beleza e plenitude do amor Divino, que há em suas entranhas a “dor do abandono”, mas principalmente nos permite conhecer a verdadeira essência da Felicidade = Amor, que foi profundamente banalizado pela experiência cultural “pós descartiana”.

Claro que, como disse no post anterior [em italiano] não basta somente ter consciência. Posteriormente somos TODOS “chamados” a responder, a agir e o encontro com essa Felicidade = Amor, depende efetivamente disso.

La gratuità come risposta all’amore di Dio – “La logica naturale dell’amore trinitario”

In una lezione di economia tenuta da Luigino Bruni, Daniel Beniamino lo ha interpellato circa il rispetto del concetto di reciprocità e l’impossibilità di amare senza aspettare, umanamente, una risposta dell’altro.

(…)

Un tuffo nelle comprensioni politiche e nel conoscere lo sviluppo della coscienza giovanile dopo il ’68, mi ha fatto sentire dallo stesso Daniel alcune esperienze fatte dal movimento sociale in Brasile, che cercava con la formazione, di “risvegliare” i giovani ad una coscienza globale co-relazionata.

Dopo averlo sentito ho detto che, secondo me, non basta la coscienza: l’esperienza è determinante per capire la dimensione umana dell’amore, è ciò che ci spinge a capire il senso profondo della nostra conoscenza.

Da lì abbiamo fatto un tuffo profondo nel cos’è l’amare secondo l’ottica trinitaria. In quel momento di profonda comunione mi sono subito ricordato dell’intervista fatta, ormai quasi un anno fa, con Maria Voce, sulla cultura del dare e l’economia di comunione in cui lei mi ha fatto vedere come l’amore rispetta la libertà degli altri e che quando ci troviamo davanti alle situazioni in cui l’altro, coscientemente, decide di “non amare”… ci tocca soltanto testimoniare l’amore, che percorre un apparente “senso unico”.

Ma in verità quest’amore verso gli altri, [una comprensione personale] proprio perché è basato sul libero arbitrio ed anche perché è «excursus» ermeneutico, è anzitutto risposta all’amore personale di Dio per noi, che c’è, indipendentemente.

L’amore di Dio non va o torna, ma è la nostra capacità di accogliere e interpretare che cambia, si sviluppa, nel momento in cui siamo in relazioni con gli altri. L’amore è l’essenza di Dio ed è presente in tutto il Creato e nei rapporti interni fra esse. Noi siamo invitati a vivere la reciprocità con Dio, per rispondere al Suo amore.

Allora, essenzialmente amiamo per due motivi: prima per stare in rapporto reciproco con Dio, rispondendo al Suo amore, facendo la nostra parte (in maniera volontaria e libera) e poi per permettere che gli altri possano vivere la stessa esperienza e scoprano la bellezza di stare in rapporto reciproco con Dio.

È vero anche che tante volte Lui manifesta il Suo amore personale per noi attraverso la risposta delle persone (o della natura). Mi sembra che potrebbe forse essere un modo Suo di farci capire l’interdipendenza e l’unità del cosmo. Quando amiamo come risposta all’amore di Dio, coltiviamo l’amore negli altri, poi (liberamente e volontariamente) possiamo rispondere anche a questo amore, amando, permettendo che l’amore sia la logica intrinseca in tutte le relazioni umane.

Qui la gratuità è necessariamente rispettata, ma c’è una tensione verso la reciprocità, condizione intrinseca perché questa “logica per natura” sia presente.

L’amore non ha altro che fare che non amare, ma avrà sempre bisogno dell’amato e dell’amante perché sia perfetto, cioè, reciproco.


La gratuità come risposta all’amore di Dio

La logica naturale dell’amore trinitario

In una lezione di economia tenuta  da Luigino Bruni, Daniel Beniamino lo ha interpellato circa il rispetto del concetto di reciprocità e l’impossibilità di amare senza aspettare, umanamente, una risposta dell’altro.

(…)

Un tuffo nelle comprensioni politiche e nel conoscere lo sviluppo della coscienza giovanile dopo il  ’68, mi ha fatto sentire dallo stesso Daniel alcune esperienze fatte dal  movimento sociale in Brasile, che cercava con la formazione, di “risvegliare” i giovani ad una coscienza globale co-relazionata.

Dopo averlo sentito ho detto che, secondo me, non basta la coscienza: l’esperienza è determinante per capire la dimensione umana dell’amore, è ciò che ci spinge a capire il senso profondo della nostra  conoscenza.

Da lì abbiamo fatto un tuffo profondo nel cos’è l’amare secondo l’ottica trinitaria. In quel momento di profonda comunione mi sono subito ricordato dell’intervista fatta, ormai quasi un anno fa, con Maria Voce, sulla cultura del dare e l’economia di comunione in cui lei mi ha fatto vedere come  l’amore rispetta la libertà degli altri e che quando ci troviamo davanti alle situazioni in cui l’altro, coscientemente, decide di “non amare”… ci tocca soltanto testimoniare l’amore, che percorre un apparente “senso unico”.

Ma in verità quest’amore verso gli altri, [una comprensione personale] proprio perché è basato sul libero arbitrio ed anche  perché è «excursus» ermeneutico, è anzitutto risposta all’amore personale di Dio per noi, che c’è, indipendentemente.

L’amore di Dio non va o torna, ma è la nostra capacità di accogliere e interpretare che cambia, si sviluppa, nel momento in cui siamo in relazioni con gli altri. L’amore è l’essenza di Dio ed è presente in tutto il Creato e nei rapporti interni fra esse. Noi siamo invitati a vivere la reciprocità con Dio, per rispondere al Suo amore.

Allora, essenzialmente amiamo per due motivi: prima per stare in rapporto reciproco con Dio, rispondendo al  Suo amore, facendo la nostra parte (in maniera volontaria e libera) e poi per permettere che gli altri possano vivere la stessa esperienza e scoprano la bellezza di stare in rapporto reciproco con Dio.

È vero anche che tante volte Lui  manifesta il Suo amore personale per noi attraverso la risposta delle persone (o della natura). Mi sembra che potrebbe forse essere un modo Suo di farci capire l’interdipendenza e l’unità del cosmo. Quando amiamo come risposta all’amore di Dio, coltiviamo l’amore negli altri, poi (liberamente e volontariamente) possiamo rispondere anche a questo amore, amando, permettendo che l’amore sia la logica intrinseca in tutte le relazioni umane.

Qui la gratuità è necessariamente rispettata, ma c’è una tensione verso la reciprocità, condizione intrinseca perché questa “logica per natura” sia presente.

L’amore non ha altro che fare che non amare, ma avrà sempre bisogno dell’amato e dell’amante perché sia perfetto, cioè, reciproco.

Testamento 2011 – Felicidade que nasce da atividade mais alta do conhecimento

Finalmente hoje completo (e começo) outro ano daquele que considero um maravilhoso «excursus» [caminho], busca profunda da Verdade, ontologicamente «alethèia» [verdade existente que se mostra] e essencialmente «kenosi». O tentativo metodológico de (des)contínuo esvaziar-me para dar espaço ao “novo”, que muitas vezes amedronta, mas que quase sempre permite um crescimento interior e em direção aos outros.

Esse intenso “esperar” o «kairos» [tempo certo], parece depois que nunca coincide com os ansiosos desejos cronológicos. È necessária uma paz que as vezes incomoda, mas que me ajuda a dar a medida certa da consciência gnosiológica do que é paciência.

Legal também é perceber, consequentemente, que tudo o que a busca metafísica e as explicações cientificas não conseguem alcançar, a misericórdia fraterna “chega lá”!

Nesse ano “sophiano” fiquei amigo de “belas figuras”: Parmênides, Descartes, Sócrates, Lucas, mas os melhores com certeza são Aristóteles, Galileu Galilei e o apóstolo Paulo. Esses três personagens me fizeram descobrir a beleza da interdisciplinaridade trinitária: filosofia, ciência e teologia.

Um mergulho decidido na ontologia trinitária da Criação e do Criador que depois me ajudou a abrir o coração à «pericoresi» com a qual “eu estou no mundo na mesma medida que o mundo está em mim”.

Nos relacionamentos, amizades, estudo… em cada experiência pude encontrar o Amor (ágape), que na diversidade do outro me fere, mas que é caminho único para uma profunda experiência de Verdade.

Talvez hoje a minha riqueza é sobretudo ter adquirido um novo conhecimento, novas perspectivas, fruto da experiência em Sophia. Porém, sem os relacionamentos trinitários e fraternos com os colegas de estudo, seria uma visão quase «ideológica».

De qualquer forma, o Amor, em mim, ressona não somente no desejo de levar o “divino” à humanidade. Em mim o “La afinador” é um amor único, especifico, pessoal. Amar nunca mais será, depois desse ano, uma palavra de significado absoluto in si mesma. Amor é amar COM, amor Da, Amá-la.

Nesses meus vinte seis anos pude experimentar um sentimento novo, intenso, grande demais, mas que realmente se transformou em companheiro e sentido para a almejada Máxima Felicidade!

O amor necessita do amado e do amante. Amor, amado, amante… a visão trinitária do mundo não me deixa mais em paz.

Felicidade, gratidão e um grande sentimento de responsabilidade em levar tudo aquilo que recebi (e recebo) ao mundo, às pessoas. Ser verdadeiro instrumento do Comunicador.

Queria ter a coragem paulina e a caridade mariana, mas me vejo sempre mais nas “traições judasianas” e na “falta de fé tomésiana”. Mas, de qualquer forma, procuro seguir em frente…

… Feliz , não da felicidade estampada em sorrisos, mas naquela indubitável porque faz brilhar os olhos.

Testamento 2011 – Felicità che nasce della attività più alta della conoscenza

Ecco che oggi mi vedo compiere (e cominciare) un altro anno di quel che considero un meraviglioso «excursus», ricerca profonda della Verità, ontologicamente «aletheia» [verità esistente che si svela] e essenzialmente «kenosi». Il tentativo metodologico di (dis)continuo svuotarmi per far spazio al nuovo, che tante volte intimorisce, ma che spesso porta ad una crescita interiore e verso gli altri.

Questa intensa attesa al «kairos» [tempo giusto], non sembra  mai coincidere con gli ansiosi desideri cronologici. Ci vuole una pace che ogni tanto turba, ma che mi aiuta a dare la misura giusta della conoscenza gnoseologica della pazienza.

Bello, in conseguenza, è che ciò che la ricerca metafisica e le spiegazioni scientifiche non sono capaci di raggiungere, la misericordia fraterna “ci sta”!

In quest’anno “sophiano” sono diventato amico di tanti “bei volti”: Parmenide, Cartesio, Socrate, Luca, ma i migliori certamente sono Aristotele, Galileo Galilei e l’apostolo Paolo. Questi tre personaggi mi hanno fatto scoprire la bellezza della trinitaria interdisciplinarietà: Filosofia, scienza e teologia.

Un tuffo deciso nell’ontologia trinitaria del Creato e del Creatore mi ha aperto poi il cuore per la «pericorese» in cui sono nel mondo e nella stessa misura il mondo è in me. Nelle relazioni, amicizie, studio… in ogni esperienza ho trovato l’Amore (Àgape), che nella diversità dell’altro mi ferisce, ma che è strada unica per una profonda esperienza del Vero!

Magari, oggi, la mia ricchezza è soprattutto l’acquisizione profonda di nuove conoscenze, nuove prospettive, frutto dell’esperienza a Sophia. Ma senza i rapporti trinitari e fraterni con i compagni di studio, sarebbe una visione quasi «ideologica» dell’esperienza.

Però, l’Amore, in me, risuona non soltanto nel desiderio di portare “il Divino” all’umanità. In me il  “La accordante” è un amore unico, specifico, personale. Amare non sarà mai più, dopo quest’anno, parola con il significato assolutamente in sé. L’amore è amare CON, amore Da, amarLa.

Nel mio ventiseiesimo anno ho potuto sperimentare un sentimento nuovo, intenso, troppo grande, ma che veramente è diventato compagno e senso per la desiderata “Massima Felicità”.

L’amore ha bisogno dell’amato e dell’amante. Amore, amato, amante… la visione trinitaria del mondo non mi lascia più in pace.

Felicità, gratitudine e un forte sentimento di responsabilità nel  portare tutto quello che ho ricevuto al mondo, alle persone. Essere vero strumento del Comunicatore per eccellenza.

Volevo avere il coraggio paolino e la carità mariana, ma mi trovo più nei continui tradimenti “giudaiano” e nella assenza di fede “tommasiana”. Però, comunque, vado avanti…

… felice, non di quella felicità che ci si trasmette col sorriso, ma che è indubitabile perché fa brillare gli occhi.

Poesia – comunione

Senza quella spinta reciproca d’induzione e deduzione

È difficile trovar il cammino splendente.

Percorro quel buio tunnel con la fiammella tra le brace.

Cerco di proteggerne perché non si facciano tenebre.

Bello ormai è andare col viso illuminato

ed’aver poco bisogno di una luce interiore, pericolosa, condizionata.

In quel percorso nuovo ci si attacca al vero amore sopralunare,

Poi, essere comunque solo è manifestazione che non ha pari

Nei momenti di paura mi ricordo d’aver in tasca quel bel fiore

Che mi è stato regalato proprio affinché non mi senta mai solo

E lì il sorriso pervade cuore ed anima

La felicità e la Sua presenza ritorna.

Poesia ogni tanto è un «brainstorm» che solo il poeta capisce

In metafore confuse, spiegazione strane si espone una realtà che esiste

Faccio poesia non perché sono poeta ma perché credo nelle parole

E comunicando l’anima, ci si scopre, come nel buoi, che non siamo mai soli!

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