L’altro è sempre quel meraviglioso “custode” della mia identità.
Questa frase sentita nel corso di ‘Ontologia della persona’ (uno di quei più interessanti all’Istituto Sophia) mi ha fatto riscoprire una delle tre dimensioni ontologiche dell’amore, raccolte nel modello trinitario, che sussiste nella Vita.
La presenza del prossimo dovrebbe, sempre, ridimensionare la nostra esistenza, capovolgendola pero senza farla perdere l’essenza… cambiare rimanendo se stessa (R.Guardini – Opposizione polare).
Quest’aspetto io, concretamente, posso sperimentare nel rapporto “di coppia” dove, dopo quasi due anni, l’amore acquista nuovi volti, colorati da altri colori, ma che poi è un continuo richiamo all’Amore fondamentale (Agape) che ci ha fatto incontrare per la prima volta quasi otto anni fa e che poi ci serve di guida, in questo nuovo “stato”, per rincontrarci quando siamo distanti (fisico o spiritualmente).
La bellezza dello scoprire l’altro come custode e “soggetto ridimensionante” della mia identità e la possibilità di capire tutto questo con “l’intelletto” (nel senso platonico, di passaggio della dianoia a nous) mi aiuta dopo a contemplare la presenza Vera di Dio nella mia vita – un’altra dimensione trinitaria di essa – e sentire una felicità grande, forte, risposta a ogni dubbio, ogni silenzio.
In seguito mi vedo trasportato a un secondo passo: vedere che la felicità (come scoperta della mia identità relazionale) sta anzitutto nell’amare, considerando poi la reciprocità (perfezione dell’amore) come dono che avviene dalla libertà dell’amato, cioè, seconda tappa dell’amore che dovrebbe essere a priori gratuito.
Questo ragionamento mi aiuta a costruire i fondamenti delle mie azioni e stupirmi della grazia di poter studiare a Sophia, dove ogni risposta (concettuale) personale alle domande interiori può servire di camino, risposta, alle domande culturali del mondo contemporaneo.
L’amore trinitario diventa in me quel Amore che si svolge nel mistero, attraverso il rapporto con il prossimo e dentro di noi, da individui.. Amore infinitamente dinamico, come la dialettica, parimente conflittuale, pero senza essere distruttivo. Perché se l’Amore non diventa vero incontro “identitario” (tra custode e custodito) non è possibile riconoscerci fratelli, uguali in dignità, ma distinti nei percorsi scelti verso la Felicità.