Il filosofo greco Aristotele considera la famiglia come” comunità naturale fondamentale”. È in essa che si creano i primi legami e modi di rapportarsi, dove nasce una cultura, una tradizione, che dopo viene trasposta alle tribù, villaggi, città, regione, paesi e continenti, rispecchiando in conseguenza la sua molteplicità.
Conoscere profondamente l’altro, la cultura dell’altro, significa conoscere la sua famiglia, le abitudine, i modo di rapportarsi all’interno di essa – che inserita socialmente ha delle tracce comune alle altre famiglie di uno stesso contesto. In questa maniera è possibile costruire dei rapporti nella verità, conoscendo profondamente l’altro (suoi limiti e valori).
La differenza culturale non può rimanere negli ambiti globali (continenti, paesi..) ma deve toccare la comunità fondamentale che poi genera la comunità politica.
Il problema dell’individualismo contemporaneo, come “soggetto” mediatore dei conflitti naturali, dentro una società estremamente molteplice, è la perdita del reale (adesione all’apparenza/virtuale) senso comunitario all’interno della famiglia, il valore del bene comune, che in maniera dialogica rispetta l’individuo e rafforza i legami fra di essi.