La meraviglia, lo stupore, “thaumázein” è quel medesimo sentimento fra gli uomini che gli spinge, dall’inizio della Storia, a cercare la Verità.
Questa ricerca si è poi manifestata in tanti modi: attraverso le spiegazioni mitiche, le esperienze religiose (trascurate nella fede occidentale e nelle esperienze del silenzio orientali), ma in modo speciale nel logos filosofico.
Lo sviluppo del concetto di Verità avviene poi di modo progressivo, non nel senso del giudizio di valore, ma in un excursus di passi ulteriori verso una comprensione della ragione più elaborata.
In Eraclito la percezione di un principio comune, espresso attraverso l’intelletto e la parola, si sviluppò nella capacità di fare giudizi del logos parmenideo e nella dimostrazione del vero attraverso il linguaggio, nel logos di Platone.
Però, fu nella comprensione stoica del logos, come leggi universale che ordina e agisce nell’intelletto di ogni uomo che si è arrivata alla comprensione dei Semi del Verbo. Quelle medesime manifestazione della verità che hanno dato origine alle esperienze di fede e allo sviluppo del pensiero come forma di raggiungere la Verità.
La comprensione di questa prima rivelazione non è riuscita ad accogliere l’aspetto relazionale intrinseco della Verità. Ognuno di queste vie di accesso non sono capace di raggiungere il Vero, principio universale che tende all’unità.
Nella dottrina del Logos seminale Giustino afferma che il logos filosofico è incapace di raggiungere la pienezza della Verità, da cui discende la necessità dell’incarnazione del Logos. Invece Agostino usa la dottrina dell’illuminazione del verbo, dove il Logos, sole divino, si rifrange in mille e mille colori, in molteplici illuminazioni di verità quando tocca l’intelletto dell’uomo, ma che le cose vere, sono tanto più vere quanto più partecipano ritornano a questa Verità che è lo stesso Logos, il Cristo.
Ma, secondo me, Dio/Logos/Il verbo ha voluto incarnarsi attraverso il Suo figlio perché quello svelarsi, aletheia, della prima rivelazione della Verità, necessita percorre l’excursus che rendere possibile all’uomo una serie di comprensione ulteriore su di sé, affinché lui possa agire in questo disvellare del Verbo riuscendo a chiarire più profondamente l’aspetto relazionale della verità, avvenuto attraverso l’accogliere della trinità in cui il Verbo è Uno e triduo.
Il nostro incontro con la Verità, in senso pieno è irraggiungibile attraverso il logos filosofico, e l’adaequatio di ciò che è conoscibile nella res, che è poi nella memoria di ogni uomo, che ricorda, avviene di modo progressivo.