Sono una sanguisuga, un parassita degli uomini.
Non riesco a sopravvivere da solo, neanche provandoci, sforzandomi.
Voglio succhiare tutto l’interiore di chi è accanto a me.
Non accetto superficialità, ammetto solo il profondo.
Provo a sentirmi normale, ma non lo sono…
Provo a fare delle cose normali, ma non ci riesco…
Nel mio mondo il cibo è scarso.
Quello che mi sazia sta finendo con il tempo.
Nessuno più vuole aprirsi, rischiare a mostrarsi.
La paura ha vinto la speranza…
Speranza di trovare qualcuno che ci accetti come siamo… chi siamo.
Speranza di essere veri e nonostante tutto, amati.
Il tempo va veloce e non ho più dove mettere la mia ventosa.
Ormai è debole, denutrita.
Sono un invertebrato, un verme condannato alla morte, perché la vita in questo mondo è
soltanto immagine, cioè, una proiezione che ogni persona fa di se stesso
nella società.
Il profondo e moribondo…
PS: Questa è stata la mia prima poesia e l’ ho scritto nel momento in cui mi sono accorto che il nostro cercare d’essere profondi contrasta con la forte superficialità del mondo. Era un momento nel quale mi sono sentito solo, ma che è passato perché mi sono accorto che avevo l’IDEALE. (N.A. 23-05-2005)
Reina Cruz
E’ molto bello il tuo blog. Desidererei avere quella
capacita e tempo di poter farlo anch’io e poter dare
cose positive a questo mondo infetato solo di cose
negative,
Auguri e grazie di fare cose belle.
Con afetto,
Reina.
Focolare di Guatemala.