Certo che vivere l’esperienza di morire per l’altro sembra qualcosa nobile, grande. Però, non è nel Sì dato in questi momenti che trovo la vera potenza. Cerco sempre di chiedere la forza per non dimenticare i momenti di Luce, dove c’era la certezza che non mi stavo deviando del mio raggio verso il Sole.È nel primo e vero Sì che trovo la mia forza per continuare a camminare e d’essere fedele. In quella sensazione d’infinito, incommensurabile, che rimane per sempre nel cuore, di quei minuti, forse secondi, che ero convinto della Sua presenza.
Quando mi ritengo e rimango in ciò, non ho paura di superare gli infiniti ostacoli che mi appaiono sempre di più.
Così, l’amare trova senso giustamente perché è coinvolto dalla Sua volontà.
Soffrire trova senso perché è un passo sicuro verso gli altri, verso Lui ed un profondo uscire da me stesso.
Allora… dire No, ogni giorno, alle tentazione, ai miei limiti, miserie, per farmi essere guidato dal Padre, è quasi una conseguenza. Logica e chiara.Non perché sia facile (questo non è mai) ma perché sono No avvolti nel più profondo Si: vivere soltanto per “realizzare il mio ruolo, in questo assai bel gioco”.