Fine dell’esperienza a Sophia

Fra qualche giorno io concludo una delle ultime tappe della mia esperienza a Sophia.

Quasi due anni fa sono partito dal mio paese, lasciato carriera, famiglia, cultura, credendo (e ancora ci credo) in questo progetto profetico e necessariamente “pericoretico” di VITA e Studio.

Passato questo periodo intenso, mi rendo conto di che sono arrivato con un bagaglio più pieno di esperienze di vita che maturazione intellettuale. Già nella mia prima scelta universitaria ho deciso di trovare un posto che mi formassi un giornalista essenzialmente umano, capace di guardare le relazioni e, solo dopo, con l’esercizio intellettuale, trovare i concetti capaci di universalizzare i tentativi personali di sintesi.

Sophia invece mi ha dato le basi che non ne avevo. Mi ha fatto conoscere una dimensione della mia esistenza, dell’ESSERE, che ancora non conoscevo profondamente.

Incontrare Dio, che pensavo esistere soltanto nei rapporti, attraverso lo studio è stato il dono più grande ricevuto da quest’esperienza. In ciò è stata “relativizzata” la certezza di che è la vita il più importante. “Vivere per capire”, però anche “Capire per vivere”.

Stare qua mi ha spinto a non guardare mai in maniera dualistica o dialettica la realtà. Il paradigma trinitario mette la relazione tra gli opposti non soltanto come fine, senso interiore della mia esistenza, ma come metodologia: “occhiale” che permette vedere il mondo da una nuova prospettiva, da riscoprire in ogni momento e durante tutta la vita.

Questo è il bello di Sophia, ma c’è anche un’altra dimensione.

Da quando sono arrivato a Loppiano avevo chiaramente dentro di me il desiderio di adesione a quello che Sophia si propone. Non soltanto superare con eccellenza gli esami, ma avere la stessa esigenza in tutti ambiti della vita: Pulire un bagno bene, cucinare, aver pulita la stanza e soprattutto costruire rapporti profondi, con la stessa passione che scoprivo mentre conoscevo meglio Aristotele, Galileo Galilei, Paolo di Tarso…

Però, qui, mi sono anche reso conto che, la reciprocità che il progressivo percorso di presa di coscienza intellettuale ci porta non si applica medesimamente nei rapporti umani.

Aderire a un progetto così utopico, intenso e psicologicamente problematico come quel di Sophia, ha chiesto di me, che sono cresciuto in una logica di scambio comunitario, una fatica enorme, ma immagina per quelli che non avevano mai fatto una esperienza del genere?

Nello studio l’incomprensione fa parte del percorso gnoseologico. Nella vita la “non relazione”, sperimentata nella pelle, ha delle conseguenze più dure, non solo per se stesso ma per tutto il contesto comunitario.

Vivere esige non solo il confronto con se stesso, ma ti mette davanti ad un vero ALTRO, che essendo fondamentalmente libero, determina – con le sue scelte – il contenuto della relazione, dell’esperienza nel suo Tutt’uno. Questo per me è stato il dramma di Sophia in quest’ultimo anno.

Sottovalutare lo sviluppo delle complessità di quest’aspetto ha messo l’università in una situazione di crisi, mettendo in questione un progetto formativo che è di STUDIO, ma parimente di VITA.

L’ammissione di soggetti che non hanno aderito profondamente questa sfida, senza un accompagnamento personale continuo, insieme alle difficoltà economiche che hanno fatto crollare le strutture che sostenevano l’ambiente “relazionale”, ha promosso una situazione estremamente difficile e di un livello di gravità conflittuale impensabile.

Io, personalmente, mi accorgo che l’esaurimento fisico e psicologico è arrivato al limite e anche se comunque mi sento chiamato a vivere fino in fondo anche queste difficoltà dovrò partire per motivi essenzialmente economici.

Dovendo pagare più di tre volte ciò che avevo pagato al primo anno di studio e non potendo assumere queste spese e neanche Sophia incontrando un’alternativa, ho deciso di proporre (avendo gli esami a posto) di scrivere la mia tese in Svizzera.

In questo modo, all’improvviso, finisce la mia esperienza da abitante ordinario.  

Certamente sono contento della decisione, tanto per avere la tranquillità psicologica nel finire le tappe conclusive dello studio (ultimi esami e tesi), quanto di poter stare vicino a Flavia in questo momento di preparazione per il nostro matrimonio. Ma entrambi sono provvidenze, impreviste, però accolte con gioia da me e da lei.

Ma infine, cosa rimane di Sophia oltre alle scoperte e la stanchezza? I rapporti.

Culturalmente, le difficoltà mi hanno sempre servito come richiamo ai rapporti. A Sophia sono stati i tanti momenti di comunione profonda, aiuto reciproco, scambio interessato di vita, che mi hanno sostenuto sempre, ridimensionato l’esperienza e dato forza per non mollare, ricominciare, avere misericordia, amare.

Questa è la ricchezza più grande che porto con me… segno sicuro di che è veramente possibile superare tutto se in qualche grado della nostra vita entriamo profondamente in rapporto con l’altro. Le persone, quelle che vogliono stare in relazione, sono state fonte infinita di Luce, di gioia, di sollievo.

Parto felicissimo di andare via, ma triste di non avere più la possibilità di far crescere (attraverso la presenza corporea) i rapporti costruiti. Però, dove ci sono persone, c’è sempre l’opportunità di pericoresi. Ora tocca La Svizzera.

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4 Comments

  1. Lia

    Grazie di questo aggiornamento sul momento attuale che vivi; mi fa riflettere, e mi nascono tante domande, ma arriverá anche il “kairos” per le risposte… intanto grazie!… qualche giorno ancora rimani, ma comunque sai che ci siamo, perche ormai sei gia nel cuore e personalmente ti avró anche nelle mie preghiere… a presto!!!!

  2. karina

    Valter, carissimo!Profundo demais tudo que escreveu…senti nas palavras a sua força e intensidade de vida…não vivemos fisicamente esse ano juntos, e por isso sinto certo aperto no coração por tudo que passou e pela impossibilidade de estar ao seu lado…mas gratidão por compartilhar a sua alma…força , luz e um pouco de repouso nesse periodo!!! Abraço do cuore!!! Ká!

  3. Hye Ran Lee

    Querido amigo,

    E’ bello davvero!
    Continuiamo insime a camminare, vivere,soffrire ma anche gioire!

    Un grazie dal cuore per i momenti che abbiamo vissuto insieme!

  4. Marilen Lee

    Querido amigo!

    E’ bello!
    Un grazie dal cuore per i momenti che abbiamo vissuto insieme.

    Un abbraccio forte!

    Marilen

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